Riflessione del Governatore del Distretto 77 sul Tema di studio nazionale

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Riflessione del Governatore del Distretto 77, Gaetano Cammarata, sul Tema di studio nazionale annualità 2023/24: “Il cambiamento del linguaggio”  l’annuncio, la trasmissione della fede, la vocazione”

Il corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, attraverso le sue membra e le singole specifiche vocazioni, è da sempre testimone della presenza del Signore e delle meraviglie da Lui operate, annunciandone la Parola in maniera sempre nuova e, al tempo stesso, fedele all’insegnamento del Maestro.
Ogni tipo di comunicazione umana, da quella sensoriale a quella gestuale, da quella grafica  a quella virtuale ed informatica, si muove sempre veicolando un linguaggio che ha come obiettivo la trasmissione di un pensiero, di una emozione, di un sogno, di un miraggio, di un sentimento. L’essenziale del linguaggio è che comunque, possa rendere visibile, percepibile e ricevibile all’esterno e quindi al macrocosmo, tutto quello che è il contenuto del microcosmo uomo,  linguaggio che riesce sempre o quasi sempre a realizzarsi in vari modi: da quello espressivo, a quello comportamentale, a quello raffigurativo. Coglierne la logica moderna e le implicanze permane come sfida perenne per acquisire il contenuto che si intende trasmettere senza dimenticare mai che il fine della parola è la comunione e laddove questa non è in condizione di arrivare, c’è la fede.
Per questo Dio Creatore, perché questa Sua comunicazione possa raggiungere tutti gli uomini nei modi che tempo per tempo possano essere più facilmente intellegibili e percepibili da essi,  suscita nel mondo umano, suo creatura, servi della Parola, e, fra questi, le vocazioni di speciale consacrazione, annunciatori con il ministero e la vita, del Regno che viene.

Il linguaggio è quindi un modo di esprimere un pensiero, un comportamento, un credo, un sentimento, uno stato d’animo.

Manifestare di essere cristiano, significa esternare il proprio credo, la propria fede, la propria appartenenza a Cristo, unigenito figlio di Dio, e quindi a Dio Uno e Trino, è rispondere alla vocazione cui il cristiano è chiamato, vocazione che non è rivolta solamente ai sacerdoti ed ai consacrati, ma a ciascuno di noi.

L’esternazione , cioè la trasmissione di un pensiero, di un insegnamento,  di un messaggio, di una essenza può avvenire in tantissimi modi e servirsi di tanti mezzi. Questa trasmissione per arrivare agli altri e da questi percepita deve avere un suo modo di porsi, deve avere un linguaggio. Ma il Linguaggio non necessariamente coincide o deve coincidere con la parola (collegata questa alla figura della lingua ed a tutto quanto ad essa è riferito), ma può esprimersi, anzi molte volte e con più efficacia, si esprime con  altri mezzi espressivi tempo per tempo più attuali e più seguiti. E così per dirne alcuni possiamo individuare il linguaggio dell’arte, il linguaggio dell’amore, il linguaggio dei gesti, il linguaggio  della musica, il linguaggio del silenzio, il linguaggio dell’ascolto, il linguaggio del comportamento e di recente il linguaggio informatico dei media e del Web, il linguaggio delle immagini, il linguaggio delle figure e figurine (cuori, faccine, simboli vari. ecc.).

Tutto il creato e la storia si imperniano nella presenza di Dio e del suo disegno per la salvezza dell’uomo

Così in tutto vediamo il linguaggio di Dio e di come Egli manifesti il suo Essere, la sua presenza, il suo amore. Dio “parla” all’uomo ed utilizza il suo linguaggio .

Il linguaggio diventa quindi il mezzo con il quale Dio si manifesta  all’uomo ed all’intero creato, utilizzando e manifestando la sua Parola, la sua Essenza, il suo Amore, la sua Carità, la sua Misericordia.

E questo linguaggio è in continuo divenire, seguendo la evoluzione degli esseri cui è rivolta la Parola,  e pertanto tempo per tempo esso si evolve e cambia, perchè questa PAROLA possa essere capita ed intesa da tutti. Ma   la sostanza e lo scopo della Parola restano sempre gli stessi e non possono  cambiare; cambiano i mezzi, cambiano i modi, il linguaggio si adegua quindi ai tempi, ma la Parola è sempre unica, immutabile,  della quale depositaria  è la Chiesa  intesa come corpo mistico di Cristo, figlio di Dio Padre, unito nell’essenza dello Spirito Santo e con l’uno e con l’altro unico Dio.

Tante volte, spesse volte, noi nel trasmettere un pensiero, nell’esprimere uno stato d’animo usiamo il linguaggio della parola,  che si presenta il più semplice, il più immediato, ma anche quello che si presta ad essere, e non solo in apparenza, vuoto, freddo, dotto e profondo ma non partecipato, freddo, e ripetitivo.

Ma pur considerando che il linguaggio segue la logica moderna, la logica della rappresentazione, della trasposizione, della creazione informatica in tutte le sue sempre più vaste applicazioni, dobbiamo avere presente che il linguaggio più certo, più efficace, più antico ed allo stesso tempo più moderno, è quello che Gesù Cristo, e quindi Dio e cioè il Verbo, ci ha indicato. “Da come vi comporterete il mondo capirà che siete mei discepoli”. Non quindi da cosa direte, non quindi da come parlerete, non quindi da come dipingerete, non quindi da come canterete, ma da come vi comporterete potranno vedere che siete miei discepoli, facenti parte viva del mio corpo mistico. Certo sono modi espressivi tutti validi, ma ci vuole anche il contenuto.

Non basta quindi dichiararsi cristiani, ma bisogna calare nella realtà l’essere Cristiani,  esprimere la nostra esistenza da cristiani. Non basta dire alla persona amata “ti voglio bene” ma necessita volere realmente il bene di essa

Il linguaggio espresso con le parole e con i sensi in genere, previo lo studio e la profonda conoscenza di ciò che si proclama, deve trovare il suo coerente manifestarsi e la sua verifica con il comportamento.

Manifestare quindi il proprio essere cristiani, il proprio appartenere al corpo Mistico della Chiesta  non solo con il linguaggio delle parole, con il linguaggio che tempo per tempo l’uomo può trovare  ed essere più o meno valido e corrente, capito e percepito da tutti, ma anche e soprattutto con il proprio comportamento,  con il manifestare amore e carità verso gli altri indistintamente, senza pregiudizi ideologici per il colore, per la razza, per il ceto,  un comportamento che sia improntato al servizio,  all’umiltà, alla serenità, alla pazienza.

Manifestare quindi non solo con la parola e con ogni altro mezzo ritenuto utile, ma necessita accompagnare o meglio rivestire questa con la dolcezza, con il sorriso, con l’amore, con l’altruismo, con il dare senza mai aspettarsi di ricevere nulla, manifestare per fare percepire agli altri che il motivo del nostro comportamento e la fonte del nostro essere la troviamo in Cristo.  Dobbiamo fare percepire a chi entra in contatto con la nostra esistenza che il nostro agire senza secondi fini e senza aspettative, trova il suo fondamento solamente nel fatto di essere  Cristiani, e troviamo in Cristo la nostra gioia di essere e fonte del trasmettere. In una parola il nostro comportamento, il nostro rapportarci con l’io di ogni altro essere umano  e con ogni altra creatura,  costituisce l’unico linguaggio attraverso i quale possiamo proclamare la Parola di Dio e la nostra vocazione a fare parte del Corpo Mistico della Chiesa.

Cari Amici Serrani, condivido con Voi queste mie riflessioni, sul tema dell’anno perchè possiate discuterne, svilupparne il contenuto, arricchirle, possano esseri di aiuto nelle vostre discussioni; ogni dibattito, ogni idea è frutto di crescita e di amore.

Che Maria Madre delle Vocazioni e San Junipero Serra ci aiutino e benedicano il nostro lavoro.  Con affetto e stima

Gaetano