“Un passo avanti nell’ascolto dei giovani”. Commento all’Esortazione Christus Vivit
La ricchezza di contenuti del Sinodo svoltosi lo scorso ottobre, oltre a mettere i giovani al centro dell’attenzione della Chiesa, ha posto anche molte domande su come vivere l’esperienza generativa della fede cristiana. Domande non facili che hanno trovato risposte nell’Esortazione Apostolica post-sinodale, che Papa Francesco ha firmato nella Santa Casa di Loreto il 25 marzo 2019, affidandosi alla Vergine Maria nella solennità dell’Annunciazione del Signore, con cui interpreta, approfondisce e commenta l’essenza stessa del Sinodo dei Giovani.
Il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, nel presentare nella sala stampa vaticana, il nuovo documento di Papa Francesco, ha affermato che l’Esortazione Apostolica Christus vivit “costituirà, per il prossimo futuro, la magna carta della pastorale giovanile e vocazionale nelle diverse Comunità ecclesiali, tutte segnate, benché in modi diversi a seconda delle differenti latitudini, da una profonda trasformazione della condizione giovanile”. Ha evidenziato, inoltre, che l’Esortazione è una lettera indirizzata soprattutto ai giovani e per questo, in molte occasioni, il Papa si rivolge direttamente a loro, dando a ciascuno il tu. E tra questi giovani, come precisato da Papa Francesco, non ci sono solo i credenti, ma anche i non credenti, coloro che non si riconoscono in Gesù Cristo e nella sua Chiesa, ma sono comunque in ricerca. Ricorda, infatti, il Sommo Pontefice, che la giovinezza “è l’età delle scelte” e che “Dio ama i giovani”, ed è per questo che agli stessi giovani si chiede di “essere protagonisti del cambiamento, missionari coraggiosi”.
Il nuovo documento dell’Esortazione Apostolica Christus vivit si compone di nove capitoli ripartiti in 299 paragrafi. L’ottavo e penultimo capitolo, sul quale ci soffermiamo, è dedicato al tema “La Vocazione”, dove la parola Vocazione comprende “la chiamata all’amicizia con Lui, il tuo essere per gli altri, l’amore e la famiglia, il lavoro, una consacrazione speciale. Cinque punti che rientrano nel contesto più ampio del concetto di Vocazione, intesa come chiamata di Dio, e che ha un grande valore perché ci permette di capire che nulla è frutto del caos ma, invece, vero progetto di Dio per tutti noi.
Partendo dal primo punto sulla “chiamata all’amicizia con Lui”, la realtà fondamentale è più importante è quella di sapere discernere e di scoprire che ciò che vuole Gesù da ogni giovane è prima di tutto la sua amicizia, quell’amicizia, in particolare, che si concretizza nel servizio missionario verso gli altri. Come esempio positivo il richiamo è quello della missione di Pietro, che prendendosi cura delle sue pecore e dei suoi agnelli darà dimostrazione di vero amore per l’amicizia. A differenza del giovane ricco che dopo l’incontro con Gesù non seppe rinunciare a distaccarsi dai suoi beni perdendo, in tal modo l’occasione di una grande amicizia.
La vocazione nel suo significato fondamentale di chiamata all’amicizia con Gesù non può, quindi, che realizzarsi ponendo “il tuo essere al servizio degli altri”. E’ questa una vocazione missionaria perché “la nostra vita sulla terra raggiunge la sua pienezza quando si trasforma in offerta”. Non si tratta, quindi, di fare delle cose, ma di farle con un significato perché “nel disegno di Dio ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione”.
Ed è proprio il mettersi al servizio agli altri che costituisce la base e l’occorrente al cui interno collocare le due questioni che interpellano la maggioranza dei giovani: l’amore e la famiglia. Due questioni che si richiamano esplicitamente alla precedente Esortazione post-sinodale Amoris Laetitiae, dove l’amore e la famiglia portano con sé la somiglianza con Dio nella vita e nella quale si intende ribadire con forza non l’ideale della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa. Per Papa Francesco “la famiglia continua a rappresentare il principale punto di riferimento dei giovani. I figli apprezzano l’amore e la cura da parte dei genitori, hanno a cuore i legami familiari e sperano di riuscire a formare a loro volta una famiglia”. Il Santo Padre fa anche un riferimento alle separazioni e ai divorzi, che sono in continuo aumento e che possono causare nei giovani grandi sofferenze a crisi d’identità. Ciononostante Papa Francesco invita a scommettere sulla famiglia perché “in essa troverete gli stimoli migliori per maturare le gioie più belle da condividere”. Da qui la concezione della sessualità come autentico dono di Dio perché esperienza di amore e di generazione. “Dio ci ha creati sessuati: Egli stesso ha creato la sessualità, che è un suo dono e dunque niente tabù”.
Altro punto in cui si sottolinea con grande forza la pienezza vocazionale è quello del lavoro, perché la disoccupazione e le varie forme di sfruttamento rappresentano una minaccia per la società. Il Sinodo ha messo in evidenza che il mondo del lavoro è un ambito in cui i giovani sperimentano forme di esclusione e di emarginazione e che spesso la precarietà occupazionale affligge i giovani. Quindi l’invito ai giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare dipendendo dagli altri e il richiamo alla società affinché il lavoro sia espressione di dignità umana che la politica ha il dovere di occuparsi.
Papa Francesco conclude questo ottavo capitolo con un richiamo alle “Vocazioni a una consacrazione speciale”, partendo dalla convinzione che tutti possiamo e dobbiamo avere il coraggio di dire a ogni giovane di interrogarsi sulla possibilità di seguire questa strada. il Signore non smetterà, infatti, di chiamare i giovani, anche se alcuni sacerdoti non danno buona testimonianza, perché non può lasciare che la Chiesa rimanga senza i suoi pastori. Lasciare, quindi, ai giovani la possibilità di non scartare a priori l’eventualità di muoversi e di rispondere liberi e attenti alla voce dello Spirito.
Un testo poliedrico, come hanno definito questa Esortazione apostolica don Rossano Sala e Padre Giacomo Costa, Segretari speciali del Sinodo, che offre a tutti un appello chiaro e diretto alla responsabilità personale: di ogni giovane, di ogni credente.
Ciò che emerge con chiarezza e semplicità dalla lettura dell’Esortazione apostolica Christus vivit è, infatti, la richiesta rivolta a tutti i giovani a mettersi in gioco in prima persona senza paura di sbagliare. Questa Esortazione apostolica è una promessa di speranza su come tenere viva l’esperienza generativa della fede cristiana.
Cosimo Lasorsa