L’Abbazia di Pomposa tra arte e storia
L’Abbazia di Pomposa, una delle più importanti dell’Italia settentrionale, si trova lungo la strada Romea che da Ravenna porta a Venezia e vicino alle valli di Comacchio. In questo territorio di pianura, balza agli occhi il grande campanile romanico lombardo (1063) che si erge per 48 metri, imponente, traforato da una serie di monofore, bifore, trifore, quadrifore, fino a terminare con una guglia a cono, faro di storia e cultura che è accanto alla Basilica di Santa Maria Assunta, vero scrigno d’arte. Un pregevole nartece con tre arcate ci prepara all’ingresso, che meraviglia quando varchiamo la soglia, ci troviamo avvolti e coinvolti nella prospettiva di una basilica romanico-bizantino a tre navate scandite da colonne.
Il primo nucleo risale al VII – IX sec., successivamente venne ampliata e consacrata nell’anno 1026. Il pavimento a mosaico con intarsi marmorei e le pareti affrescate ci portano verso l’abside e l’altare rialzato, inserito nel grande catino affrescato con Cristo benedicente nella mandorla, contornato da angeli e santi.
Sulle pareti della navata possiamo ammirare gli affreschi realizzati a metà del 1300, probabilmente da Vitale da Bologna ed allievi; presentano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento e dell’Apocalisse di S. Giovanni, cartoline parlanti, vera Bibbia dei poveri. Nella controfacciata una raffigurazione del Giudizio Universale, di forte impatto emotivo.
Quanta storia fra queste mura, intorno al mille, sotto la guida dell’abate ravennate Guido degli Strambiati, poi divenuto san Guido di Pomposa (Ravenna 970 – Fidenza 1046), l’abbazia ed il monastero benedettino divennero molto importanti sotto il profilo spirituale e culturale, la comunità monastica contava oltre cento monaci. Fra queste mura soggiornò S. Pier Damiani (1007-1072) e vi dimorò Guido D’Arezzo ( 991- 1050), insegnante di canto gregoriano, che proprio qui mise a punto la notazione musicale scritta che fino ad allora era solo orale (considerato inventore delle note musicali).
Fanno parte del complesso abbaziale anche il Palazzo della Ragione (XI sec.), il Refettorio e l’Aula Capitolare, con magnifici affreschi del 1300, del pittore giottesco Pietro da Rimini; adiacenti si trovano anche la Sala delle Stilate ed il dormitorio dei monaci, ora Museo Pomposiano. In particolare è bene evidenziare gli affreschi del Refettorio, con “L’ultima cena” attorno ad un tavolo tondo ed il “Miracolo di San Guido” che proprio in questo refettorio aveva trasformato l’acqua in vino durante la visita del vescovo di Ravenna Gebeardo, tra lo stupore degli astanti.
Dopo due secoli di splendore l’Abbazia ebbe un lento declino, dovuto all’impaludamento del territorio ed a problemi di malaria. Fu di fatto abbandonata e finalmente, agli inizi del Novecento, dopo alterne vicende, divenne di proprietà statale e dopo lunghi restauri, possiamo godere delle bellezze artistiche di questa importante complesso religioso. Oggi l’Abbazia, in comune di Codigoro, è gestita dalla Comunità dei Ricostruttori nella Preghiera e l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio ha il titolo onorario di Abate di Pomposa.
Maurizio e Flavia Marcialis