NO-CRINGE – DAL LINGUAGGIO ALL’INCONTRO

,

FLEXARE: MODE E TALENTI

di Michele Di Gioia

 

Parlare il linguaggio dei giovani? Non è una priorità. Anche perché il rischio è diventare adultescenti.
Adulti che non vogliono crescere e che credono di essere “all’altezza della situazione” solo perché capaci
di utilizzare parole moderne e alla moda. Ma non possiamo omettere di metterci un po’ del nostro
impegno nel cercare di capire quel linguaggio.
Per intenderci, è come voler parlare con un altro che utilizza una lingua diversa senza fare qualcosa per
capire ciò che vuole dire. Ora, i nostri giovani non è che utilizzino una lingua diversa (non esiste il
“giovanese”), ma gli viene naturale mutuare termini o espressioni – spesso di altri idiomi – per dire
qualcosa in modo sintetico.
Comprendere questo linguaggio ci fa essere meno cringe (meno imbarazzanti ed imbarazzati) davanti a
loro; soprattutto, è un modo per incontrarli sulla stessa linea di parole. E allora, proviamo a sintonizzarci.
Con un termine al mese, se vi va.
Cominciamo da FLEXARE. La derivazione è inglese: flex è un verbo che significa “mettere in mostra”.
Cosa? Di tutto di più. Una sorta di ostentazione di… muscoli, ricchezza, abbigliamento alla moda. E così
via. Flex si trasforma in un verbo italiano con l’aggiunta di “-are” (come fosse un verbo di prima
coniugazione, insomma).
Si FLEXA per “fare il figo” o per “le scarpe nuove”. Si FLEXA per le ultratecnologiche cuffiette con cui
ascoltare la musica ed emarginarsi dalla realtà. Si FLEXA il proprio risultato scolastico o accademico…
L’importante è avere qualcosa da FLEXARE, in buona sostanza.
Chi FLEXA non vuole proprio saperne dell’umiltà. O comunque, ritiene che non sia proprio qualcosa di
opinabile. Quasi che solo FLEXANDO si esista. Se non hai niente da FLEXARE, non esisti.
Pensandoci, i social “campano” di “flexamenti”: si pubblica per mettere in mostra. Per esistere agli occhi
reali e virtuali. Quasi che sei noioso se non hai nulla da FLEXARE: il tuo profilo, il tuo diario, il tuo feed
non ha niente da mostrare e condividere se non FLEXI!
Un proverbio boomer direbbe che FLEXARE ha a che fare con quel famoso detto: «chi mostra gode, chi
guarda crepa». Forse c’è qualcuno a cui “mettere in mostra” le proprie capacità e i propri risultati: a se
stessi. Non per vantarsi, ma per stimarsi. Perché a furia di FLEXARE, si può finire per diventare
sconosciuti a se stessi e per trasformarsi in “vuoti ambulanti”.
Mentre, in realtà, ciascuno ha dei talenti che chiedono di essere FLEXATI nei fatti. E non con le parole.
E nemmeno con un post sul social di turno.
Michele Di Gioia

 

MICHELE DI GIOIA nasce in Puglia, a San Giovanni Rotondo (FG). Dopo il diploma conseguito presso il Liceo Classico di Lucera, consegue il Baccalaureato in Filosofia, la Licenza in Antropologia teologica e la laurea magistrale in Filologia moderna. Attualmente è docente nella provincia di Monza e della Brianza. Fra le sue pubblicazioni, La carne nell’eterno. L’escatologia presente come dono antropologico (2020) e OLTREmondo. #viaggio #scelgo #sono (2024).