Verso la Pasqua!
Verso la Pasqua!
di Maria Lo Presti

“La trasfigurazione” di Giuseppe Tuzzolino
Se uno ha visto la gloria di Mosè, e ha compreso che la Legge spirituale altro non è che la parola di Gesù, e la sapienza che è nei Profeti è nascosta nel mistero, costui ha visto Mosè ed Elia nella gloria, avendoli visti insieme a Gesù (Origene).
Ogni anno ci viene incontro il tempo della Quaresima: è un dono, un tempo speciale che ci orienta verso la Pasqua. Il cammino della Quaresima è sempre nuovo: bisogna predisporsi a coglierne e viverne la novità.
Come ogni anno, nella seconda domenica di Quaresima la trasfigurazione del Signore si pone nel cammino verso la Pasqua quale sosta e anticipazione che indica la direzione.
In questo anno (Anno A) la liturgia propone il testo di Matteo (cf. Mt 17,1-9) e ci troviamo avvolti da una nube luminosa (cf. Mt 17,5; Ez 1,4): è la nostra storia, che rimanda all’esodo del popolo guidato da una colonna di nube di giorno e da una colonna di fuoco per far luce nella notte (cf. Es 13,21; Sal 78,14; 105,39).
La stessa nube illuminava la notte (cf. Es 14,20); la gloria del Signore, infatti, si manifestava attraverso la nube (cf. Es 16,10; Ez 10,4): nella nube oscura era Dio (cf. Es 20,21; 1 Re 8,12 e 2 Cr 6,1). Quanto sembra contraddittorio si svela nella sua concretezza e bellezza: nella stessa oscurità risplende la luce, laddove Dio è presente. Poi la luce dirada le tenebre, splende nelle tenebre (cf. Gv 1,4-5), e ciò fa riferimento al Cristo che è luce che viene nel mondo, svela ogni cosa e illumina: è lui che risolleva anche dalle tenebre (cf. Is 49,8-9); a quanti stavano nelle tenebre una luce rifulse (cf. Is 9,1). Nel corso della Quaresima dell’Anno A si incontrano un cieco dalla nascita che viene illuminato, vede e crede in Gesù Figlio dell’Uomo (cf. Gv 9); e Lazzaro che viene tratto dalle tenebre della morte (cf. Gv 11,1-44): è ciò che ricordiamo, per noi, ancora una volta nella veglia di Pasqua. Siamo rinati a vita nuova (cf. Rm 6,4), e andiamo verso la Pasqua, sapendo che già viviamo da risorti ‘con Cristo’: questo ci indica non solo come essere, ma ci ricorda ‘chi siamo’.
All’inizio della Quaresima, nel Mercoledì delle Ceneri, è tracciato un percorso: per i figli del Padre, che vede nel segreto, vi è l’invito a crescere e a rinnovare le relazioni con Dio, con i fratelli, con se stessi e con le cose. Lungo il cammino si lascia ciò che è di intralcio, per procedere più speditamente, anche perché mentre è in cammino verso Gerusalemme, verso la sua Pasqua, Gesù annuncia la sua passione e la sua resurrezione (cf. Mt 16,21 e parr.) e chiede di seguirlo prendendo la croce (cf. Mt 16,24-26 e parr.). Gesù non viene compreso (cf. Mt 16,16,22 e parr.); in seguito i discepoli si rattristano per le sue parole (cf. Mt 17,22.23); Marco sottolinea che alla incomprensione si affianca anche la paura di chiedere spiegazioni a Gesù (cf. Mc 9,30-32): anche noi ci potremmo ritrovare spesso nella stessa condizione.
Nella Quaresima, il digiuno aiuta a valutare il rapporto con le cose, il mondo. Non si tratta solo del digiuno dal cibo, ma è l’uso di quanto si ha a disposizione che viene messo in discussione. Certamente le tante vicende drammatiche del tempo presente non possono lasciare indifferenti. Non si può continuare ad usare ed abusare dei beni disponibili per troppo pochi, rispetto alle moltitudini che Paolo VI indicò nella Populorum Progressio come ‘i popoli della fame’.
Il digiuno fa riflettere anche su quanti ‘sì’ si concedono a sé e quanti pochi agli altri. Il rapporto con se stessi ne riceve un beneficio: «non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato» (Rm 12,3).
Ed ecco che interviene l’elemosina che riporta ad un equilibrio: dei ‘no’ a sé per guardare agli altri. Si potranno donare dei beni, del tempo, dell’attenzione, della comprensione; le proprie capacità e competenze a disposizione di altri. Non c’è limite alle possibilità che si aprono quando, spostato l’asse di attenzione da sé, si apre lo sguardo a quanto circonda.
Infine, non perché ultima, ma perché finirebbe per avere poco senso se non accompagnata dalla misericordia, ecco la preghiera. La Quaresima è un tempo speciale per vivere l’intimità con il Signore, tanto da dirgli, gridargli, sussurrargli: «Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4). È il tempo dell’ascolto della sua Parola: Parola che nutre, corrobora e risana lungo il cammino (cf. Mt 4,3-4; Dt 8,2-3; Sap 16,10-12).
In Esodo si legge che durante la notte, nella nube vi era un fuoco visibile ad Israele (cf. Es 40,38); e in mezzo al fuoco, alla nube e all’oscurità il Signore disse le parole, le scrisse e le consegnò su due tavole (cf. Dt 5,22; Sir 45,5). Nelle diverse circostanze, si può sostare nella nube per accogliere la Parola. In Numeri 11,25 si legge che il Signore scese nella nube, parlò a Mosè e posò lo spirito sui settanta. Ci disponiamo ad entrare nella nube come Mosè, per ascoltare e ricevere ‘una parola’, anche una sola, luce per il cammino (cf. Sal 119,105).
Quindi, si torna alla quotidianità, e si ritrovano le parole ‘difficili’ di Gesù: «Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?”» (Mt 16,24-26). È proprio arduo comprendere le sue parole.
Ma è proprio dopo queste parole ai discepoli che Gesù si presenta in tutto il suo splendore ai tre più cari, quelli che gli saranno vicini anche nel momento dell’angoscia (cf. Mt 26,36-46 e parr.). Se si è accanto a lui nel momento di gloria, lo si è nel momento del dolore e viceversa: «Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo» (2 Tm 2,11-12).
Il tempo della prova è duro mentre permane: propio allora bisogna tornare all’esperienza fatta, all’incontro col volto luminoso del Figlio. Sulla scorta del percorso dell’Anno A si può tornare al ‘pozzo’ dell’incontro (cf. Gv 4,1-42), al giorno che ha determinato una svolta, al giorno in cui ci si è accostati al volto luminoso del Signore Gesù: «siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”. Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti» (2 Pt 1,16-19). L’incontro che rimane nel cuore sia luce per tutto il resto del cammino, che a volte può sembrare solo tenebra.
Nella nube luminosa si gode dell’esperienza della presenza di Dio. Gesù e i discepoli, e tra questi siamo noi, dopo una così grande esperienza, proseguono il cammino verso il Calvario. Nel cuore di ciascuno si ripropone il ricordo forte di quel giorno in cui «il suo volto brillò come il sole» (Mt 17,2), e continua a illuminare la quotidianità anche quando può sembrare che prevalgano il buio e la notte.
Il tempo della Quaresima ci ricorda che siamo in cammino, e sappiamo che si tratta di un cammino che supera il tempo: la nostra patria è nei cieli (cf. Eb 13,12-14). Intanto, si alternano tempi, tempi differenti – la liturgia parla di ‘tempi forti’ -; non tutti i tempi sono uguali (Qo 3,1-8). Nel tempo della Quaresima sentiamo ripetere: Ecco ora il giorno della salvezza (cf. 2 Cor 6,2).
Il giorno della salvezza non è piccola cosa, non è un momento che sfugge, si estende al di là del tempo: è l’oggi’ di Luca, che ci piace ricordare nelle parole di Gesù al malfattore pentito (cf. Lc 23,43). ‘Oggi sarai con me’ è quello che vorremo vivere ogni giorno, nella varietà e susseguirsi di tempi e momenti.
Mentre si è in cammino, ed è un percorso che sembra tutto in salita, la luce che promana da Cristo capovolge ogni cosa e il passo si fa lieve: è bello stare qui, è bello stare con Te. E si prosegue senza stancarsi (cf. Is 40,31).
Vi è chi guarda alla monotonia dei giorni, invece ecco ancora una Quaresima, ancora una opportunità, ancora un giorno, perché si inauguri il tempo nuovo: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. […] Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi» (Is 43,18-19.21).