Santo Natale 2022. Gli auguri della Presidente.

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Nel silenzio e nel discernimento accogliamo il Natale del Signore

L’incontro che ci ha visti riuniti a Roma, nei giorni 18-20 novembre scorso, è stato caratterizzato dalla condivisione di momenti diversi, alcuni densi di emozioni forti che serberemo a lungo nei nostri ricordi.

I lavori del CNIS, quale occasione di confronto, di analisi, di indirizzo e sintesi programmatica necessaria a rendere più fruttuoso il nostro servizio, hanno purtroppo registrato l’assenza del Segretario nazionale, Luigi Ferro, per momentanea indisposizione, e il grave, incolmabile vuoto lasciato dal Tesoriere nazionale, il compianto amico Peppino Savino, cui abbiamo rivolto un commosso ricordo, stretti alla famiglia che ha scelto di unirsi a noi in un unico grande abbraccio nel giorno della ricorrenza del trigesimo della sua scomparsa.

All’apertura della cerimonia di premiazione del Concorso di Musica sacra, tanta è stata l’emozione nel dare lettura della benedizione pervenuta dal Santo Padre a mezzo di telegramma della Segreteria di Stato ai Seminaristi che hanno partecipato, a tutti i presenti e al nostro Consulente episcopale, Sua eminenza il Cardinale Beniamino Stella, la cui presenza all’evento, con la Santa messa che è seguita e dallo stesso presieduta nella suggestiva chiesa di S. Maria in Traspontina, ha rappresentato un momento di intenso valore spirituale il cui riverbero si può ancora cogliere nella bella omelia pubblicata in questo numero della rivista. 

La partecipazione di Mons. Marco Frisina, teologo, nonché fine musicista e compositore di brani per la liturgia, in qualità di Presidente di Giuria del Concorso musicale ha certamente contribuito a rendere speciale e indimenticabile l’evento per tutti i presenti, ma soprattutto per i Seminaristi che si sono cimentati con grande serietà nelle prove proposte. L’arte, quando si eleva al cielo, stabilisce circolarità tra Parola e immagine, che a sua volta ha il potere mistagogico di mediare la Presenza, e la musica, quando si armonizza pienamente alla liturgia, ha il potere di rendere comprensibile l’ineffabile. La bellezza reca in sé la luce del divino, annulla tutto ciò che è bruttura e frequentarne il linguaggio con maggiore assiduità contribuisce a riconoscerla nelle cose che ci circondano e negli altri, senza pregiudizi e incomprensioni, come ci ricorda un poeta senegalese, politico, teorico della ‘Négritude’, Léopold Sédar Senghor : «Quando senti cantare, fermati, gli uomini cattivi non hanno canzoni».

Bellissimi momenti, quelli sin qui rievocati, caratterizzati dall’armonia, dal piacere di stare insieme, in spirito di amicizia.

Ora, con l’approssimarsi del Santo Natale, ci apprestiamo tutti a vivere l’intimità del sentimento di fede, cercando di rendere proficuo questo tempo dell’Avvento, il tempo della veglia che ci aiuta nel discernimento sull’orientamento da dare alla nostra vita spirituale, per aprirci alla conversione e alla speranza. 

Papa Francesco oggi, all’Angelus della seconda domenica di Avvento, ci ha invitati a cogliere “il segreto” di Giovanni Battista, uomo apparentemente rude, in realtà allergico a doppiezze e falsità, che ci indica  la sola via da seguire, quella dell’umiltà, in quanto  ci purifica dal senso di superiorità che rende deformi le nostre azioni e la visione dell’altro.

Papa Francesco ci ricorda infatti che «l’Avvento è il tempo di grazia per toglierci le nostre maschere – ognuno di noi ne ha – e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati, quelli nascosti, e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso. Così comincia una vita nuova. E la via è una sola, quella dell’umiltà: purificarci dal senso di superiorità, dal formalismo e dall’ipocrisia, per vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle, dei peccatori come noi, e in Gesù vedere il Salvatore che viene per noi – non per gli altri, per noi – così come siamo, con le nostre povertà, miserie e difetti, soprattutto con il nostro bisogno di essere rialzati, perdonati e salvati» (Papa Francesco, Angelus, domenica, 4 dicembre 2022).

Occorre percorrere un cammino e riconoscere la via, quello che, come nel Battista, ci conduce al deserto, per attingere alla nostra interiorità e ritrovarsi, accogliere il Signore, saperlo ascoltare.

Auguro a tutti noi di riuscire a custodire il perimetro del nostro deserto, di preservare quel luogo del silenzio che ci aiuta a discernere sempre il vero significato delle cose, secondo la giusta priorità, a disporci verso il prossimo senza preconcetti e a specchiare il nostro sguardo e il nostro cuore in un pezzo di cielo, quale quel presepe che ci accingiamo ad allestire con sentimento di devozione, simbolo di calore, accoglienza, amore.

L’augurio più caro che posso rivolgere a tutti noi è di non indugiare mai a rivolgere lo sguardo verso l’alto e a fermarci quando…sentiamo cantare, perché gli uomini cattivi non hanno canzoni! 

Auguri affettuosi di buon Natale e buone feste che estendo anche a tutte le persone a voi care.

Paola Poli

Presidente Nazionale