L’omelia del Card. Stella ai soci serrani

Al termine del CNIS e della premiazione della prima edizione del Concorso musicale per seminaristi, sabato 19 novembre scorso, S.E. rev.ma il Sig. Card. Beniamino Stella, consulente episcopale di Serra International Italia, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nei primi vespri della solennità di Cristo Re dell’Universo, presso il Santuario di Santa Maria della Traspontina, su via della Conciliazione a Roma.

Di seguito pubblichiamo l’omelia integrale, tenutasi alla presenza dei serrani venuti da tutti i distretti italiani.

SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

19 novembre 2022

Omelia di S. Em. Cardinale Beniamino Stella

 

Carissimi fratelli e sorelle serrani,

oggi concludiamo il cammino dell’Anno Liturgico celebrando insieme, in questa Messa vespertina prefestiva, la solennità di Cristo, Re dell’Universo.

L’Anno liturgico, dall’Avvento di Novembre dell’anno scorso, fino alla Festa di questa Domenica 20 Novembre, è una sorta di percorso di vita in miniatura. E’ il nostro camminare nella vita cristiana, che non va verso il nulla, ma verso l’incontro con il Signore Gesù, Re dell’Universo. E qui s’intuisce perché l’Anno Liturgico, per i discepoli di Gesù che siamo, è pedagogia e palestra di esistenza e di vita cristiana.

Ancor più per noi serrani impegnati nella preghiera e nel sostegno  dei seminaristi e dei sacerdoti. L’importanza e la pregnanza spirituale dell’Anno Liturgico un sacerdote , e ciascuno di noi, la possiamo trasmettere nella misura in cui ne comprendiamo fino in fondo il significato e l’incidenza nella nostra vita personale. Solo così possiamo comunicarlo con la testimonianza della nostra stessa vita e una devota e consapevole celebrazione dei sacramenti. E non è un’esperienza interiore facile  né per i nostri sacerdoti e giovani Seminaristi, né per noi.

In fondo basta pensare ai testi odierni che ci svelano il modo in cui il Signore manifesta la sua regalità: in Croce! E chi mai accetterebbe di buon grado la croce come sua gloria e suo vanto? Ecco perché è importante soprattutto pregare, per noi e per i sacerdoti, per assimilare con la grazia dello Spirito Santo il senso della Croce nella nostra vita!

Accanto alla Croce e al Crocifisso, che vi è stato inchiodato, c’è poi tutto il contesto che appesantisce e rende ancor più misteriosa la scena evangelica e, oggi la nostra vita. Gesù, dice il testo, viene provocato dai capi e dai soldati: “Ha salvato altri, salvi se stesso se è lui il Cristo di Dio, l’eletto…I soldati lo deridevano… “Se sei tu il re dei Giudei, salva te stesso”.

In queste provocazioni troviamo due dati: il primo, che i capi sono al corrente che Gesù ha salvato qualcuno: “Ha salvato altri, salvi se stesso!”. In secondo luogo, in entrambe le provocazioni, si fa coincidere la salvezza con il “salvare se stesso”, mentre Gesù è venuto a salvare noi e l’umanità, non se stesso!

Queste provocazioni del Calvario richiamano e rimandano a un’altra dura battaglia spirituale di Gesù, quella delle Tentazioni nel deserto : “Se sei figlio di Dio –  lo sfida il Maligno –  dì a queste pietre che diventino pane!” (Mt 4,8). Il diavolo, dice il Vangelo, dopo le tre tentazioni si allontanò da lui, fino al momento fissato” che sarà il Getsemani, il primo capitolo della dolorosa  Passione del Figlio di Dio (Lc 4,13).

Anche alle nozze di  Cana di Galilea Gesù risponde alla Madre: “Donna, non è giunta la mia ora” (Gv 2,4). Sul Calvario invece l’Ora è giunta, desiderata ed accolta, l’Ora nella quale Gesù è chiamato a dare la vita per la salvezza di tutti, non a riservarsi e a custodirsi la propria  vita! Che grande mistero è racchiuso nell’Ora, drammatica e misteriosa, del Figlio di Dio, Gesù!

Questa è dunque, ormai, l’Ora nella quale per la nostra salvezza Gesù si dona, si offre; è il momento fissato nel quale il diavolo, attraverso  la bocca dei suoi crocifissori, ritorna tuttavia ad aggredirlo, sperando di  sconfiggerLo!

Ma Gesù non accetta di scendere dalla Croce perché sa che l’unico motivo del suo farsi uomo non è “salvarsi”, ma “salvare”; non è “amarsi”, ma amare fino in fondo: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,24).

Fratelli e sorelle, d’istinto noi ci commuoviamo di fronte al buon ladrone e in parte vorremmo essere come lui, per poter partecipare, entrare rapidi e sicuri anche noi nel regno di Gesù! Però non possiamo nascondere che talvolta anche noi siamo come i capi, come i soldati, come il primo ladrone. Capita nella nostra vita che anche noi ci domandiamo: dov’è il Signore e gli chiediamo perché non ci fa scendere dalla croce della sofferenza, del dolore, del male. Anche noi diciamo: “Se sei Dio, perché il male? Perché il dolore? Perché soffro?”. E Gesù non rimprovera, ascolta il lamento del credente che guarda gli occhi del Crocifisso e gli domanda il perché!

Anche se non lo capiamo e talvolta ci ribelliamo al dolore e alla sofferenza, Lui sa, e noi con Lui, che l’unica via per essere salvati è restare su quella croce. Il Signore c’insegna che ci si salva non scappando dalla croce, ma restandovi! Gesù non scende da quella croce, perché ha voluto stare accanto a noi nelle nostre croci! Questo infonde fiducia e serenità nel portare le nostre croci: non siamo soli! Lui c’è, con noi. Gesù è il Dio con noi! L’avvenimento del Natale, che abbiamo celebrato a inizio dell’anno liturgico e che presto celebreremo di nuovo, non è allora solo poesia ed emozione, ma verità, certezza, fedeltà. Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi! Colui che cammina sempre con noi, accanto a noi per sostenerci nella fatica e nell’oscurità, per salvarci talvolta dalla disperazione e indicarci una luce in fondo al tunnel dell’umana sofferenza. Questa certezza si fa già oggi in noi,  speranza di “Paradiso”: oggi stesso sarai con me in Paradiso, risponde Gesù al buon ladrone, e oggi lo ripete a noi!

Crediamo, nella fede, che oggi, qui ed ora Gesù è con noi, e per noi è Paradiso! Questa certezza interiore, sostenuta dalla forza dello Spirito Santo mi permette di gestire, di “regnare” sulle mie paure, le mie difficoltà, le mie sofferenze… perché prima di tutto io mi sono lasciato condurre dal Signore, che guida i miei pensieri; i miei sentimenti; le mie azioni. E’ Gesù che presiede la mia vita – la illumina e le da senso – e mi permette di camminare! Qui ed ora!

Forse, al termine di questo anno liturgico, possiamo dare uno sguardo ai nostri giorni e, sotto  lo sguardo del Crocifisso, domandarci se abbiamo permesso al Signore di regnare su di noi e in noi.

E così domandarci se durante questo Anno abbiamo fatto del nostro meglio, tutto il possibile, nel custodire e accompagnare nella preghiera e nella fraternità i tanti sacerdoti, seminaristi e consacrati che conosciamo personalmente e con i quali siamo uniti spiritualmente. Perché anche loro, anzi vorrei dire forse più di tutti, essi sono coloro per i quali il diavolo riserva le sue maggiori attenzioni, pur di vederli inciampare nel cammino della loro vita e della fedeltà alle promesse battesimali e sacerdotali.

Come per Gesù, anche per i sacerdoti ci sarà sempre colui che proporrà loro di scendere dalla croce dell’impegno, della fedeltà, della trasparenza di vita, della responsabilità personale ed ecclesiale, pur di “salvarsi”, pur di condurre una “vita agevole”, secondo il mondo. Ma anche il sacerdote, come Gesù, non si realizza se scende dalla croce del ministero, ma restandovi e assumendolo in tutte le sue proprie, ed esigenti, attese e in quella della sua Comunità.

Il sacerdote non salva gli altri se si adegua al pensiero e all’onda del mondo, ma se, nella fedeltà, anche se sofferta e combattuta, permette al Signore di salvare gli altri attraverso la sua predicazione, l’amministrazione dei sacramenti, la bella testimonianza di vita.

Cari amici, il diavolo sa che quando un sacerdote è “santo”, santo sarà anche il popolo a lui affidato; ma se un sacerdote si lascerà vincere dalle tante tentazioni del mondo, il popolo faticherà a crescere nella vita di Dio.

Preghiamo oggi – e molto –  per i nostri sacerdoti perché la loro santità è garanzia per la nostra santità; il loro lasciarsi regnare dal Signore, è garanzia perché il Signore regni nei nostri cuori, nei nostri pensieri e quindi nelle nostre famiglie. Preghiamo così:

 

Signore Gesù, nostro Re,  guarda con bontà a noi Serrani

E abbi misericordia di noi

per tutte le volte

in cui ci dimentichiamo di Te

e mettiamo in oblio, o in ombra e dubbio, la Tua regalità

di  sacrificio, di donazione, di servizio e di testimonianza.

Signore Gesù, nostro Re,

sostieni le nostre anime,

affinché possiamo comprendere, con il cuore e con la vita,

che è Paradiso quando preghiamo e celebriamo Te,

e che è nostro Paradiso e nostra felicità lo stare con te,

come Maria ai piedi della Croce.

È Paradiso quando, nella famiglia, nel nostro lavoro e nelle responsabilità professionali,  offriamo i talenti che ci hai donato

a servizio dei piccoli e dei poveri, e di chi, con fiducia, bussa alla porta della nostra vita.

E’ Paradiso soprattutto ogni qual volta

ci prendiamo cura con infinito amore e sollecitudine

dei sacerdoti, dei seminaristi  e dei consacrati

che ci hai affidato, quasi come figli adottivi.

E’ Paradiso proprio oggi…

E quando verrà l’ultima nostra ora e sentiremo la tua chiamata,

sarà Paradiso per sempre. Amen.

 

Beniamino Card. Stella

Chiesa della Traspontina

19 Novembre 2022

 

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