Club di Prato. Incontro su Dante ed i suoi rapporti con il territorio pratese.

Giovedì 24 febbraio il Serra Club di Prato si è riunito presso il Seminario Vescovile con il Rettore Monsignor Daniele Scaccini. Durante il vespro Don Daniele, riferendosi alla guerra scoppiata in Ucraina, ricordava che i cattolici devono fare la loro parte seguendo la strada della fede, testimonianza e umiltà, che rimane la sola strada da seguire perché allontanarsi dal Signore può portare questi risultati ovvero quello di pensare di essere autosufficienti e bastare soltanto a noi stessi dimenticandosi che esiste l’altro.
La nostra preghiera è stata animata da una decina di Ave Maria del Santo Rosario meditando sui misteri della luce. Una volta terminata la preghiera ci siamo spostati nel refettorio dove si è consumata la cena e poi c’è stata la conferenza, sul tema “Prato al tempo di Dante e al rapporto del Poeta con il territorio pratese”, tenuta dal ricercatore e storico Francesco Bettarini che dal 2020 è l’attuale Presidente della “Società Pratese di Storia Patria”. Dante è sempre attuale anche in questo nuovo anno perché ci sono ancora festeggiamenti in sospeso per via del Covid 19 perché l’anno scorso erano 700 anni dalla sua morte avvenuta a Ravenna nel 1321. Tutti sappiamo che Dante è nato a Firenze nel 1265 e nonostante fosse legato a Prato non è mai passato dalla Val di Bisenzio anche quando venne esiliato da Firenze nel 1304. Bisogna ricordare le tante lettere scritte al Cardinale Niccolò Alberti da Prato (1251-1321) che apparteneva alla famiglia degli Albertini e nel 1266 diventó frate domenicano e successivamente ricevette la porpora cardinalizia nel 1303 con Papa Benedetto XI (era nato nel 1240 e Pontefice dal 1303 al 1304) e anche lui era stato frate domenicano. Anche Prato ha ricordato la sua figura l’anno scorso perché erano passati 700 anni dalla morte anche se a Prato non ci ha mai vissuto ma a Firenze per problemi politici e quando tornó in patria non venne bene accolto e morì ad Avignone. Di lui resta il lascito del Convitto dove dal 1321 al 2017 ci sono state le suore domenicane che venivano da San Tommaso d’Aquino(1225-1274) autore della “Summa Theologiae”. Nel 1298 Dante entró in politica costretto perché a lui non interessava la politica che allora era divisa fra i Guelfi che sostenevano il Papa e i ghibellini che sostenevano l’Imperatore. Gli stessi Guelfi si dividevano in Bianchi e Neri. I Guelfi Bianchi erano quelli che sostenevano il Papa però ritenevano che dovesse esercitare soltanto il potere ecclesiastico senza entrate nel merito della politica senza escludere che un giorno tornasse a governate l’Imperatore mentre i Guelfi Neri sostenevano pienamente il Papa perché aveva il diritto di governare su tutto. Seppure cattolico Dante appoggiava i Guelfi Bianchi perché non condivideva le idee dei Guelfi Neri dove c’era la famiglia Donati che comandava e questa cosa complicó il matrimonio avvenuto con Gemma che era di quella famiglia e non venne trovato nessun accordo fra i coniugi. La Divina Commedia resta uno delle sue opere più importanti per i tempi in cui è vissuto ma anche oggi viene recitata perché ci sono 14.233 versi poetici e 100 canti provenienti dal paradiso, purgatorio e inferno che è il viaggio fatto da Dante negli anni in cui era in esilio ma in quell’opera si può leggere il cammino di fede che ti conduce un giorno alla presenza del Signore. Nella Divina Commedia sono presenti molti aspetti biblici e religiosi a cui è facile attingere per il bene allontananando ogni forma di male e qui mi collego al Capitolo 4 tratto della Lettera di San Paolo apostolo agli Efesini in cui dice: “Siate benevoli gli uni verso gli altri perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato voi in Cristo”. Seguiamo la via della pace così che possa splendere il sole nella nostra vita
Marco Giraldi