Nel cuore del Mistero. La lettera di auguri della Presidente Nazionale Paola Poli a tutti i Serrani

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Eccoci! È finalmente Natale! Siamo ormai catturati dalla frenesia dei preparativi, degli ultimi acquisti, nella spasmodica, contagiosa necessità di donare che a Natale sembra tradursi in una vicendevole ammenda dell’inadempienza, come se per un intero anno si fosse negato qualcosa a qualcuno, in particolare alle persone che amiamo!

Nessuno sembra volersi sottrarre a questa occasione di…riscatto, soprattutto dopo le restrizioni imposte dalla pandemia, e così, ciò che in altri momenti può affaticare o appesantire, a Natale si può sostenere, come le alchimie culinarie che ci impegneranno in diverse ore o giorni di preparazione, con lunghe permanenze a tavola tra succulenti primi e voluttuose pietanze, magari riproposte più volte in famiglia perché gli sprechi sono un oltraggio alla decenza.

Ma in fondo, si sa, volendo bandire gli eccessi di alcune frivolezze, anche tutto questo appartiene alla tradizione che benevolmente accogliamo e perpetuiamo per predisporci a vivere, nella cura dei preparativi, nella dignità dell’allestimento, questo tempo che «è già la primizia del “sacramentum mysterium paschale”, è cioè l’inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione, perché Gesù comincia l’offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della Vergine Maria» (Papa Benedetto XVI, Udienza generale, 5 gennaio 2011).

E così, tra festoni e altri addobbi, in tante case trovano un posto privilegiato la Sacra Famiglia e le statuine del presepe, superstiti ignari di una simbologia millenaria; infatti, se nella ritualità del presepe rinnoviamo la partecipazione al mistero dell’incarnazione, non deve sfuggire il vero valore di alcuni elementi che ce ne traducono e semplificano il messaggio: il bue e l’asinello, i re magi, i pastori e persino la stella cometa sono tutti testimoni dello straordinario evento della nascita di Gesù.

Nell’iconografia della Natività, fin dal IV secolo, la stella cometa, stella a otto raggi, diventa simbolo cristico per tutte le nazioni, annuncia la pienezza dei tempi, irrompe, con la sua Luce, nelle tenebre del mondo, mette a tacere tutti gli altri astri, perché «tutte sovrastava in splendore» (s. Ignazio di Antiochia, Lettera agli Efesini, 19); è la stella che modifica il senso della storia, tutto è destinato a mutare. I pastori simboleggiano il popolo d’Israele, il bue e l’asinello, animali sapienti, dotati di intelligenza e pazienti, incarnano rispettivamente gli Ebrei ed i pagani.
Entrambi hanno in comune la soma perché gravati dal peso della legge da una parte, e dell’idolatria dall’altra. Tra loro c'è l’immagine di Dio fatto uomo che giace sul fieno, grano vivo che diventerà pane, alimento-nutrimento che sazia una fame implacabile, «pane celeste, cioè Cristo, che ci nutre per la vita eterna!» (s. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni, IV). I Magi, nella tradizione iconografica, compaiono un po’ più tardi, scena di adorazione di Gesù Bambino che raffigura la chiamata universale di tutti gli uomini e di tutti i popoli alla comunione con Dio.

Certamente, per chi ha fede, la protegge e l’alimenta nel proprio cuore, e anche per chi talvolta la respinge o quasi se ne vergogna, fare il presepe significa comunque soddisfare il sentimento religioso che è dentro di noi e, pur senza rimandi alle Sacre Scritture o ai Padri della Chiesa, accogliere intimamente la sacralità dell’evento.

Il Natale, e quindi anche il presepe, appartiene però soprattutto ai bambini, che si avvicinano in modo spontaneo a questa esperienza di fede.

Noncuranti dell’agitazione e del trambusto degli adulti, restano affascinati dai riflessi di luci, specchi d’acqua e casette di legno, osservano con curiosità e rispetto reverenziale quel luogo magico, quella grotta nella quale, come è stato loro raccontato, un Bambino ‘speciale’ sta per nascere. Decidono allora di entrare nell’evento, di prendere parte a quella straordinaria rappresentazione e, con una manina, come faceva anche mia figlia da piccola, spostano le statuine, coricano le pecorelle, poi, immaginando di inerpicarsi con pastori e pastorelle su per quelle rupi, entrano in quella grotta e, con istintiva premura, si assicurano che la mangiatoia sia ben accostata al bue e all’asinello che riscalderanno Gesù.

E così, aiutati dalla fantasia che trasforma tutto in gioco, cercano di comprendere il segreto di quell’incanto, di un Mistero che si schiude lentamente, nell’inconsapevole percezione di sfiorare il Sacro.

Care amiche e amici Serrani, desidero augurare a tutti voi, nonché alle vostre famiglie e alle persone a voi care, di vivere il Santo Natale con lo stesso stupore dei piccoli dinanzi al Mistero del grande dono della tenerezza di Dio.

Possiate provare l’esperienza di chi, deposta ogni forma di chiusura e di autosufficienza si lascia amare da Dio che gli viene incontro nella mitezza e nell’umiltà di cuore.

Possiate trovare la gioia e il conforto propri di ogni anima che si lascia invadere dall’amore indifeso e vulnerabile con cui Dio si consegna a ciascuno di noi.

Paola Poli

1 commento
  1. Marco Giraldi
    Marco Giraldi dice:

    Oggi è nato per noi il Salvatore recita questo bellissimo ritornello del Salmo Biblico 95 della liturgia della Santa Messa della Notte di Natale e da allora riprende la preghiera del “Gloria” sospesa durante il tempo di avvento così come su quello di quaresima ma questa volta recitiamo questa preghiera perchè nella Greppia della Mangiatoia di Betlemme è nato questo bambino avvolto in fasce che non è un bambino qualsiasi ma il “Messia” tanto atteso dal popolo d’Israele perchè sarà lui che trionferà su tutto in maniera pacifica e non come se lo sarebbe aspettato San Giovanni Battista quando manda a dire ai suoi seguaci: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”(dal Vangelo di Matteo). Sotto Natale la gente si affolla per fare il regalo che va dalla cerchia familiare per poi toccare gli amici, i fidanzati, le coppie sposate come quelle conviventi ed è una bella cosa perchè almeno viene data una scossa al mercato che è rimasto bloccato per un anno a causa della pandemia anche se la cosa non è ancora finita ma il senso vero del Natale è altro soprattutto per noi cattolici praticanti anche se il messaggio di questa festa deve toccare il cuore di chi non appartiene a nessun credo religioso così che possa convertire il suo cuore o quantomeno essere toccato da questa festa e oltre a ridurre tutto ad un discorso di auguri di buon natale che è una cosa bellissima a cui nessuno osa rinunciare è giusto stare con i propri cari e sarà festa grande se dentro al nostro cuore lo Spirito del Natale lo terremo vivo con l’amore e sempre sarà Natale se sorridiamo o stringiamo le mani a chi si trova nella solitudine e sofferenza ed avrà effetto tutto l’anno e non soltanto un giorno soltanto. Auguri a tutti i serrani che si impegnano a sostenere le vocazioni sacerdotali e le loro missioni perchè contano sul nostro appoggio e non dobbiamo lasciarli soli

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