Club di Pomposa. San Pier Damiani e Pomposa

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Il prof. don Ugo Facchini di Faenza, il 5 ottobre ha tenuto un’interessante e partecipata conferenza all’Abbazia di Pomposa: “Pier Damiani e Pomposa. Monachesimo e teologia al tempo della Riforma. In margine al centenario dantesco”, nell’ambito di una riunione organizzata dal Serra club di Pomposa, presieduto dalla prof. Daniela Cavallari di Codigoro e dai Ricostruttori nella preghiera.

Pier Damiani (nato a Ravenna nel 1007 e morto a Faenza nel 1072), rimase dimenticato per secoli, almeno fino alla pubblicazione dei suoi numerosi ed importanti scritti, attorno al 1606. Solo Dante, Boccaccio e Petrarca lo hanno ricordato, ma, in che modo? Dante non aveva letto le opere di Pier Damiani, forse solo la lettera 28: “Dominus vobiscum” ; però, comunque, seppe cogliere e presentare, nel Paradiso al canto XXI, il santo come effettivamente poi si è rivelato, uomo di grande cultura teologica, capace di interpretare al meglio la sua scelta eremitica e contemplativa, teologo e moralizzatore, anche quando venne nominato vescovo e cardinale di Ostia.

Nel 1035 scelse la vita eremitica nel monastero di Fonte Avellana, dove divenne istruttore dei giovani monaci. Venne poi chiamato a Pomposa dall’abate San Guido, dove rimase per circa due anni. Qui ebbe modo di studiare e scrivere, nella ricca biblioteca. Ricordiamo, ad esempio, “De perfectione monachorum” dedicato proprio ai monaci di Pomposa.

Quando tornò a Fonte Avellana, fondò una biblioteca, proprio per proseguire gli studi e la scrittura. Scrisse sermoni, lettere, preghiere, la vita di Romualdo…

Fu un grande sostenitore della riforma Gregoriana e venne inviato più volte dal papa Leone IX, per richiamare i vescovi simoniaci o non in linea con i precetti religiosi. Fu poi il papa Stefano IX a nominarlo vescovo e cardinale di Ostia, ed a chiamarlo a Roma, dove divenne uno dei più importanti cardinali. Ma quella vita non gli piaceva e insistette col papa per tornare alla vita eremitica (1067) a Fonte Avellana.

Il relatore, don Ugo Facchini, infine, ha ricordato il famoso verso di Dante “la casa di Nostra Donna in sul lito adriano” ma ha detto anche che ci sono state molte interpretazioni diverse e non risulta con chiarezza quale sia la chiesa cui si riferisce il verso stesso.