Aiutare i malati

La pace tra i popoli a gennaio, il sostegno agli ammalati a febbraio.

La Chiesa nella sua storia ha sempre testimoniato la vicinanza a chi soffre. In particolare, la cura pastorale e le numerose istituzioni di accoglienza, assistenza e ricovero per gli ammalati nascono dal mandato di Gesù ai suoi discepoli: “ad annunziare il regno Dio e a guarire gli infermi” (Lc 9,2). Un mandato che la Chiesa ha perpetuato nei secoli e confermato con la Giornata Mondiale del Malato, voluta da Papa Giovanni Paolo II, perché questa Giornata, scriveva il Santo Padre nella lettera di istituzione del 13 maggio 1992, deve essere considerata come “momento di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo, ha operato la salvezza dell’umanità”. Una ricorrenza da celebrarsi, ad iniziare dal 1993, l’11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della prima apparizione della Beata Vergine Maria di Lourdes. Subito dopo la Giornata Mondiale per la Pace che si celebra il 1 gennaio.

Sensibilizzare il popolo di Dio alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi, aiutare gli ammalati a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza, coinvolgere le diocesi, le comunità cristiane e le famiglie religiose nella pastorale sanitaria, favorire l’impegno del volontariato e l’assistenza religiosa da parte dei sacerdoti. Sono questi i principi basilari, richiamati da Giovanni Paolo II, su cui si fonda la Giornata Mondiale del Malato, principi più che mai validi in questo particolare momento storico che stiamo vivendo nella solitudine e nella sofferenza, esperienza unica finora mai provata.

La scia di dolore che il coronavirus sta coinvolgendo in questi mesi il genere umano ha già prodotto il triste primato in Italia di oltre 2 milioni e seicentomila malati e circa 92 mila vittime dall’inizio della pandemia. Ancora più tragici i dati se riferiti al mondo intero: oltre 107 milioni di malati e circa 2 milioni e quattrocentomila decessi. Numeri impressionanti e che lasciano un segno, ai quali dobbiamo avere il coraggio di rispondere con la nostra sensibilità per svolgere, ognuno di noi, la propria parte con responsabilità, senso di umanità e forte spirito di collaborazione.

Il valore dell’aiuto ai malati è stato rimarcato da Papa Francesco nel suo messaggio per la XIX Giornata del Malato con queste significative parole: “Il comandamento dell’amore, che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli, trova una concreta realizzazione anche nella relazione con i malati. Tendiamo a questa meta e facciamo in modo che nessuno resti da solo, che nessuno si senta escluso e abbandonato”

Anche nell’Angelus di domenica 7 febbraio, trasmesso in diretta televisiva, Papa Francesco, nel ricordare la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato dell’11 febbraio 2021, ha invitato a chinarsi su chi soffre per farlo rialzare, prendersene cura con tenerezza e compassione. Perché questo è lo stile, questa la scelta preferenziale del figlio di Dio, come deve esserlo della Chiesa.

Aiutare i malati è un dovere morale della società e, in particolare, della comunità cristiana, in quanto presenza attiva per aiutare a migliorare la qualità della vita e valorizzazione del tessuto sociale nel quale siamo inseriti.

 

Cosimo Lasorsa