Spiragli di luce….

La chiamata di Dio alla vocazione  è un privilegio speciale e stupendo. Raccontare la Bellezza del sogno di Dio che si realizza nell’adesione al suo progetto, è percorrere un sentiero affascinante attraverso il quale, come tasselli di un unico mosaico, si conoscono le infinite meraviglie che ci sono state donate. In questi tempi incerti e bui, per la crisi pandemica e le tante difficoltà inerenti all’ isolamento forzato, abbiamo appreso tante buone notizie!  Molti giovani hanno pronunciato l’Eccomi, sacerdoti secondo il cuore di Cristo e discepoli per sempre!

Raccolgo la testimonianza di un giovane, che alla mia domanda “Come nasce la vocazione?”, così mi ha scritto.

Diversamente abili

Il titolo può alquanto sconcertare il lettore. Non farti domande, è la realtà, la semplice realtà che ci caratterizza. “Giovani in discernimento”, “prossimi preti”, “futuri sacerdoti”: un catalogo monotono di epiteti che ascoltiamo quotidianamente. Io preferisco questo, Diversamente abili, un titolo, un cartellino impropriamente affisso sulla croce di povere persone che incarnano la sofferenza di Dio nel vissuto.
Ma chi è il seminarista? È il diverso, estraneo alla massa, colui che si fa voce della propria anima aiutato da quella di Dio e contemporaneamente operatore in un mondo che si rivela ogni giorno sempre più falso e ipocrita con se stesso. “Voce di uno che grida nel deserto” (Isaia): sì, proprio così. In un mondo dove il deserto dell’anima si fa sempre più arido e sempre più inciso, il seminarista è colui che grida, una sveglia di buon mattino che lascia tramortiti i cuori con l’effetto di una buona “dose” di testimonianza d’amore.
Non siamo eroi, neanche alieni venuti da un mondo lontano; un ragazzo che ama Dio non è un eroe, è semplicemente diverso, diverso da un mondo che ha immagazzinato nella dispensa un Dio troppo “vecchio”, troppo “esigente”, che non si “gode” la vita e che è pronto a puntare il dito contro il primo che commette fallo in area di rigore. Lasciare scorrere una matita che sa di cielo nel foglio del nostro cuore è l’indispensabile per rendere tutto diverso, anzi, tutto semplicemente normale.
Questo non ci distanzia affatto dal mondo, dal nostro mondo, dove trasmettere messaggi di un Dio ritenuto distante, incapace di parlare. Dove Dio è visto lontano, dove l’amore è assente, lì c’è da lavorare, lì c’è filo da torcere, lì Dio ti dice: “Voglio vedere di che pasta sei fatto!”.
È questo l’invito celeste che ha spinto me, come tanti altri, ad intraprendere questo cammino, fatto di dure prove e di cadute, ma come si sa, nel deserto le difficoltà non mancano, i miraggi abbondano, ma il sole che brucia è tiepido, dolce.
Preghiamo Dio affinché questo periodo di deserto  porti frutti abbondanti e soprattutto nuovi “diversamente abili”, nuovi giovani pronti a sfidare la massa.

E tu che leggi, giovane o anziano, sei pronto ad affrontare la massa? (L. Caiazzo)

Maria Luisa Coppola