Il digiuno dell’Eucarestia

Siamo in tempo di Quaresima, uno dei tempi forti della Chiesa, caratterizzato dall’invito insistente alla conversione a Dio.

Nella Liturgia cattolica, la Quaresima è la memoria dei 40 giorni di digiuno trascorsi da Gesù nel deserto, dopo il battesimo nel fiume Giordano, e rappresenta il cammino di preparazione a celebrare la Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane. Inizia con il Mercoledì delle Ceneri e si prolunga per quasi sei settimane terminando il Giovedì Santo, quando comincia il Triduo pasquale.

All’interno della seconda domenica di Quaresima, la Liturgia propone anche il mistero della Trasfigurazione: il volto trasfigurato di Gesù non è altro che la rivelazione e l’immagine di quella che sarà la nostra rinascita dopo la resurrezione.

La Quaresima “mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e la preghiera più intensa”: così leggiamo nel documento del Concilio Vaticano II sulla Sacra Liturgia.

La Quaresima è, quindi, e soprattutto, tempo di penitenza che ha come effetto la riconciliazione con Dio e con gli uomini attraverso la preghiera e la carità. La preghiera perché alimenta l’anima e con essa ci avviciniamo a Dio e Dio a noi. La carità perché ci insegna a vivere una realtà di incontro e di amore disinteressato nei confronti degli altri.

E’ un tempo sacro, un “Sacramentum”- come si esprimevano i Padri della Chiesa – il segno di un tempo di grazia che coinvolge la Chiesa e tutti i suoi fedeli.

Come serrani credenti, proviamo, quindi, a camminare insieme in queste sei settimane nell’esercizio delle tre pratiche penitenziali: dell’elemosina, della preghiera e del digiuno, richiamate dalla Liturgia, che si riflettono nei tre aspetti principali del vivere umano, che sono il rapporto con i fratelli, con il Signore e con noi stessi.

Un digiuno che, in questi giorni così difficili per il nostro Paese, ci impone, purtroppo, a non potere assolvere il precetto festivo, con la sospensione della Santa Messa, privandoci del sacro cibo dell’Eucarestia.

E’ una cosa tristissima: ai digiuni si può pensare ma non era davvero immaginabile il digiuno del pane eucaristico!

Un provvedimento, seppur necessario, che ci auguriamo possa durare il minor tempo possibile, e che non deve farci chiudere in noi stessi: una chiusura che contribuirebbe a farci vivere questo complicato momento con maggiore sofferenza.

“Il digiuno dell’Eucarestia, ha rimarcato il Card. Matteo Maria Zuppi, ci spinga a nutrirci della parola di Dio per desiderare e comprendere, ancora più intensamente, di mangiare il cibo della vita eterna. Viviamo questo digiuno come opportunità per fare crescere la dimensione spirituale, quella che ci permette di capire la dimensione materiale”.

Sono certo che tutti noi, serrani di fede e cristiani convinti, nel nostro cuore preghiamo il Signore affinché questa Quaresima, davvero sofferta, sia la strada che ci conduca alla festa della Resurrezione nella speranza di poterci cibare dell’Eucarestia nel giorno della Santa Pasqua.

Nel frattempo, ascoltiamo la Santa Messa e recitiamo il Santo Rosario attraverso la televisione, come mutuo soccorso spirituale. Sarà questa la catena dolce che ci unisce a Dio e tra noi, estendendo le nostre preghiera alla Beata Vergine Maria, Madre di Dio e di tutte le Vocazioni.

 

Cosimo Lasorsa