Online il numero della rivista Vocazioni

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IN QUESTO NUMERO

Marco Tibaldi

Spingi lo sguardo (Gen 13,14)

Michele Gianola

Innesco

Pino di Luccio

L’avvio di un processo di trasformazione

Mario Aversano       

Prossimità e risposta

Jacopo De Vecchi    

Qual è la tua rotta?

Giuliano Savina       

Preludio per una lettura ecumenica ed interreligiosa della vocazione abramitica

Antonella Caputo  

Formazione e/è vocazione

UNPV           

Troppo giovani per decidere ma non troppo per pensarci

Massimo Pampaloni

La sobria ebrezza dell’amor

M. Giraldi – S. Perugini

Padri e figli in cammino

Lodovica M. Zanet

Don Giovanni Fornasini

R. Bencivenga – D. Wlderk

Riflettersi

Sorelle Clarisse di Bergamo

Fecondità disarmata e spoglia

Silvio Grasselli

Il tatuaggio

Emanuela Vinai

La vocazione non cresce sul divano

G.M. Ferrara – G. De Marco

Cammino della luce

Innesco

di don Michele Gianola

La vocazione è sempre una sorpresa. Di qualunque cosa si tratti, ogni scelta di vita prende avvio da un evento inatteso che meraviglia. Somiglia, la vocazione, ad una reazione a catena, una «fissione nucleare portata nel più intimo dell’essere» capace di suscitare una catena di trasformazioni che a poco a poco cambieranno il cuore e trasformeranno il mondo (cf. Benedetto XVI, Omelia in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù, Colonia, 21 agosto 2005).

Nessuna reazione di questo tipo avviene a freddo. C’è bisogno di accumulare energia, prima dell’innesco; senza, la reazione non si avvia, non parte, non si accende. Anche la vita è così. Anche la vocazione ha bisogno di un tempo nel quale raccogliere le energie attraverso esperienze, stimoli, domande (cf. Francesco, Christus vivit, 285), fallimenti, cadute e riprese. La vocazione ha bisogno di un tempo – specialmente quello dell’infanzia e dell’adolescenza – nel quale poter sentire sorgere il desiderio di fare qualcosa di grande, di bello, di importante nella vita, la bellezza di poter credere in un futuro che attende nel quale si possa lavorare per un mondo migliore, spendere la vita per qualcosa che valga la pena, amare ed essere amati. Per esplodere, la vocazione ha bisogno di uno sguardo spinto in avanti, ha bisogno di sogni (cf. Christus vivit, 142) che brulicano – anche in maniera un po’ confusa – fermentano in attesa di quell’incontro con il Signore capace di illuminare la via da percorrere, l’orizzonte verso cui spendere tutta la propria energia, gli argini della scelta dentro i quali versare la propria vita, perché sia feconda.

Per prendersi cura della vocazione dei bambini, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, per curarsi della vocazione delle generazioni che verranno è necessario attraversare il presente tenendo viva la speranza, quella virtù che permette di riconoscere il tempo come un custode della vita anziché come suo tiranno. È necessario imparare a raccontare la bellezza e la fatica di rimanere in un continuo stato di ricerca, la battaglia di rimanere nella relazione con un Dio che – dopo averci ferito il cuore (cf. Agostino, Confessioni, X, 6.8) – sempre sfugge nell’intento di attirarci dietro di sé e di farci così attraversare ogni tratto faticoso della storia. Innescare porta con sé l’immagine di ‘fornire di esca un amo’. Abboccare alla lenza di Pietro è la sorpresa che ci ha dato la vita.