Club di Cascina. La fede genera carità: l’esperienza dell’UNITALSI

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Martedì 19 Novembre, presso la sala “magnificat” del Santuario della Madonna dell’acqua ormai assunto anche a sede del Serra Club di Cascina si è svolta, preceduta dai Vespri e dalla consueta conviviale, la seconda conferenza formativa sul tema del corrente anno sociale.

Argomento specifico della serata è stato: “La fede genera carità: in ascolto della esperienza dei volontari dell’Unitalsi”.

Hanno partecipato alla conferenza la presidente dell’Unitalsi di Pisa, dottoressa Teresa Caputo, coadiuvata da quattro volontari: la signora Miranda (colonna storica dell’Unitalsi pisana) e i volontari Gessica, Luca e Francesca.

La dottoressa Caputo ha tratteggiato l’origine dell’Unitalsi; il suo nascere dalla volontà di un giovane con handicap che, andato a Lourdes con l’intenzione di uccidersi sotto la grotta delle apparizioni, rimane così tanto impressionato dalle cure amorevoli dei volontari che accompagnavano gli ammalati e, non solo rinuncia al suo proposito, ma si propone di fondare una associazione che consenta anche ad altri ammalati di vivere la sua stessa esperienza. La dottoressa Caputo, nella sua breve prolusione, ha poi illustrato l’evolversi dell’Unitalsi. Il suo passare da associazione esclusivamente dedicata alla organizzazione dei pellegrinaggi per ammalati, e quindi sporadicamente operativa, ad una realtà attiva con continuità e costante punto di riferimento per le persone con handicap. Persone che la dottoressa Caputo definisce “diversamente uguali” ad indicare le carenze e il bisogno di relazione che contraddistingue ciascuno di noi e ci rende uguali nell’essere bisognosi l’uno dell’altro per cui l’abile è di aiuto al disabile ma quest’ultimo diventa allo stesso tempo fonte di arricchimento per la persona che gli sta accanto.

Hanno poi parlato i volontari: Luca, studente fuori sede di ingegneria che ha conosciuto Unitalsi per il tramite di un ragazzo disabile che lavora presso l’università; poi Francesca, di Pescara, già responsabile del gruppo giovani pescarese la quale ha conosciuto Unitalsi casualmente perché incuriosita dal canto dell’Ave Maria proveniente da un vagone del “treno bianco” fermo in stazione dove aveva accompagnato una sua amica in partenza per una vacanza; quindi Gessica che svolge servizio civile presso Unitalsi e che, entusiasta di questa esperienza, ha manifestato la volontà di rimanervi come volontaria alla fine del servizio civile. Per ultimo ha parlato Miranda, proveniente politicamente dall’area della sinistra cui era approdata, probabilmente, perché la sentiva più vicina alle problematiche sociali. Un giorno, andando da suo marito ricoverato in ospedale fu bloccata in stazione da quel medesimo “treno bianco” che portava gli ammalati a Luordes e che per lei fu esempio di un modo concreto di vicinanza al “prossimo” bisognoso di aiuto.

Tutte testimonianze, come ha detto all’inizio la dottoressa Caputo, di una esperienza di fede testimoniata nella carità. Ovvero, in apparenza, non propriamente una fede che genera carità; ma che, tuttavia, è anche questo. Ne è prova la “storia” stessa della dottoressa Teresa Caputo, figlia di un medico che non accettava la malattia di una sua seconda figlia. Ma con una madre forte e di “fede” che, ad un certo punto imbarca tutti e porta l’intera famiglia a Lourdes. Qui Teresa trascorre i giorni più tristi della sua vita ma, una volta tornati, non può rimanere indifferente al cambiamento del padre il quale non solo accetta la malattia dell’altra figlia ma sarà lui stesso a fare di Lourdes la meta obbligata di ogni anno.

In sintesi: la fede di una madre diventa motivo di cambiamento per suo marito e “genera” la scelta di sua figlia di impegnarsi fortemente in Unitalsi, ovvero in una indubbia forma di carità.

 

Paolo Chiellini