La Carità: incontro con Cristo

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Carità, sviluppo integrale e comunione. Sono queste le parole-chiave che Papa Francesco ha declinato nell’udienza concessa ai 450 partecipanti della Caritas Internationalis nella sala Clementina, presso la Santa Sede, il 27 maggio 2019.

La carità è sempre stata sempre il cuore pulsante di Papa Francesco, che l’ha più volte evocata nel corso del suo Pontificato. “La storia della Chiesa è anche storia di carità”, aveva detto il Papa al Congresso organizzato dal Cor Unum, nel febbraio 2016, a dieci anni dalla “Deus Caritas Est” di Benedetto XVI. Per il Papa, infatti, la carità sta alla base della vita della Chiesa e ne è veramente il centro vitale. Da qui l’importanza della “carità organizzata”, che non deve essere intesa come una specie di assistenza sociale, ma come qualcosa che coinvolge i nostri cuori, le nostre anime e tutto il nostro essere. Anche in occasione della campagna promossa in tutto il mondo dalla Caritas nell’ottobre 2017, il Santo Padre aveva messo in evidenza che la carità è una delle virtù teologiche insieme a fede e speranza e, quindi, uno dei fondamenti della nostra religione. Conseguenza di questa virtù è che tutti siamo chiamati a vivere la carità quotidiana non soltanto praticando l’elemosina ai poveri, ma anche, e soprattutto, accogliendo i più deboli, visitando gli ammalati e i carcerati e ascoltando con pazienza chi si rivolge a noi. Questi principi escono ancora più rafforzati da quest’ultima udienza, dove si sublima che la carità ha la sua origine e la sua essenza in Dio stesso, perché se guardassimo alla carità soltanto come una prestazione, la Chiesa diventerebbe una agenzia umanitaria e il servizio alla carità un suo “reparto logistico”. “Ma la Chiesa non è nulla di tutto questo, afferma il Papa, è qualcosa di molto più grande : è, in Cristo, il segno e lo strumento dell’amore di Dio per l’umanità e per tutto il creato, nostra casa comune”.

Anche il tema dello sviluppo integrale era stato oggetto di attenzione di Papa Francesco in circostanze precedenti. quando nella conferenza per celebrare il 50° anniversario della Populorum Progressio lo aveva definito “la strada del bene”. Una riflessione ripresa dal Papa quando afferma che “dobbiamo puntare alla promozione, premessa indispensabile per una effettiva integrazione”. Questa volta il riferimento è ai poveri che “sono anzitutto persone” nei cui volti si nasconde quello di Cristo perché “sono sua carne, segni del suo corpo crocifisso”. E’ evidente come questo richiamo di attenzione ai poveri non possiamo che intenderlo se non come vero e proprio concetto di sviluppo umano integrale, che ha profonde radici antropologiche e teologiche e che permettono alla Chiesa di andare loro incontro come antitdoto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza. “La peggiore discriminazione dei poveri, ha sottolineato Papa Francesco, è la mancanza di attenzione spirituale” e, pertanto, come ci insegna l’esempio dei Santi e della Sante della carità “l’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente un un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria”.

La comunione, infine, intesa come “essenza stessa della Chiesa” perché la comunione ecclesiale “è la comunione in Cristo e nella Chiesa che anima, accompagna, sostiene il servizio della carità”. Questa comunione ecclesiale nasce dall’incontro con il figlio di Dio, Gesù Cristo, che mediante l’annuncio della Chiesa raggiunge gli uomini e crea comunione con noi stessi. Per questo, ricorda il Papa, come Confederazione la Caritas è accompagnata dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ed esorta tutti a vivere la carità, lo sviluppo integrale e la comunione “con stile di povertà, di gratuità e di umiltà”. 

Cosimo Lasorsa