Club di Viterbo. I giovani, la fede e il discernimento vocazionale

Nella prestigiosa sede della Fondazione CARIT DI Viterbo si è svolto un pomeriggio culturale organizzato dai Convegni di Cultura Beata Cristina di Savoia- Convegno di Viterbo e dal Serra Club di Viterbo.

L’evento, di cui è stato illustre moderatore S.E. Mons. Lino Fumagalli, Vescovo di Viterbo, è stato importante soprattutto in quanto ha portato il Serra Club fuori dell’ambito tradizionale ed a confrontarsi con altre realtà associative cattoliche e di alto profilo culturale.

Il Professor Benedetto Ippolito, docente di storia della filosofia medievale all’Università di Roma Tre, ci dà l’occasione di ripensare la vocazione, il rapporto tra religione e filosofia in un mondo che esige nuove prospettive, che è sottoposto ad una razionalità strumentale  e dominato in larga parte dal pensiero debole.
L’essere umano, come diceva San Bonaventura da Bagnoregio, possiede un’intuizione interiore in grado di rendere accessibile all’intelligenza quella razionalità epistemologica fondativa della verità trascendente.

Tra verità in senso assoluto e verità circoscritta alla conoscenza umana si interroga il pensiero e si muove il desiderio comune di conoscere l’origine e il perché della propria esistenza.

Quid sit Homo?

Anima e corpo, eccedenza d’intelletto, dimensione interiore, individualità e ragione, nell’epoca di un decostruzionalismo antropologico l’io nella sua interezza non può prescindere dall’altro nel quale, secondo Lévinas, incontra la trascendenza e la divinità.

L’uomo ha bisogno di realizzare la sua essenza, di desiderare la sua eudemonia sapendo discernere, volere e realizzare la propria vocazione come fine naturale conforme alla coscienza e all’oggettività che risiede nell’anima.

Soprattutto il giovane deve poter cogliere il senso del dialogo intimo con Dio, dell’ascolto, per trovare una missione per cui vivere, senza considerare l’attimo ma l’eternità come riflesso della realtà infinita.

La ricerca crea relazione e conoscenza, avvicina a una maggiore comprensione della fede che si concretizza nell’essere sempre più e sempre meglio figli di Dio. Il cristiano non rimane sterile nel suo credere ma cresce, si perfeziona ed utilizza il carisma del battesimo come seme di concreta carità nel mondo.

La gioventù è il tempo privilegiato per la ricerca e l’incontro con la verità [Benedetto XVI] l’età adulta il tempo per essere il “Logos” che forma, trasmette stimolo e forza attraverso la coerenza di vita e di pensiero.

Al termine dell’intervento, S.E. Mons. Fumagalli, ha espresso il pensiero della Chiesa su questo problema culturale che affligge da un lato i giovani e dall’altro le persone di età matura che stentano a capire e colloquiare con i ragazzi in un momento in cui dovrebbero essere guidati nel loro discernimento vocazionale, qualunque esso sia.

La mancanza di seria cultura di base, complice una scuola demotivata e vilipesa, di punti di riferimento nella società e le facili illusioni di un mondo virtuale creano uno sbandamento che non di rado porta a conseguenze anche tragiche.

Rimettere la “barra al centro” è un compito difficile e delicato e Papa Francesco con la sua recentissima esortazione post-sinodale “Chrisus vivit” invita a “…..suscitare e accompagnare processi, non imporre percorsi. E si tratta di processi di persone che sono sempre uniche e libere. Per questo è difficile costruire ricettari……”

Beatrice Valiserra