Giovanni Paolo II (In occasione della Convention di Genova del 6-7-95)

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Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

1. – È un grande piacere per me salutarvi come membri del Serra International, e darvi il benvenuto a Roma a conclusione della vostra annuale Convention, che si è tenuta quest’anno a Genova. Sono particolarmente lieto di avere quest’occasione per esprimervi il mio apprezzamento ed incoraggiamento per l’importante lavoro che fate promuovendo vocazioni per la Chiesa.

2. – Una Vocazione è un dono di Dio, un dono per la persona che la riceve ed anche per l’intera Chiesa (cfr. «Pastores dabo vobis n. 41»). Può essere paragonata ad un seme piantato nella parte più profonda dell’essere di una persona. Questo seme ha bisogno di essere innaffiato e coltivato in modo che possa svilupparsi e crescere. Se riceverà le attenzioni appropriate potrà giungere a piena maturità e portare molti frutti alla Chiesa ed al mondo.

Il dono proviene da Dio; è Lui che pianta il seme. Ma la Chiesa ha la responsabilità di farlo crescere e di soddisfare alle sue necessità. Il Concilio Vaticano II ci ricorda molto chiaramente che «il dovere di sostenere le vocazioni incombe sull’intera Comunità cristiana» («Optatam totius n. 2») ed io ho sottolineato questo punto importante nella Esortazione post-sinodale «Pastores dabo vohis». Riferendomi alle vocazioni sacerdotali, ho scritto che «c’è un urgente bisogno, soprattutto oggi, di una diffusa e radicata convinzione per la quale tutti i membri della Chiesa, senza eccezione alcuna, hanno la grazia e la responsabilità di occuparsi di vocazioni» (n. 41). So che voi serrani condividete questa convinzione molto profondamente e che avete preso a cuore questa responsabilità con grande impegno.

Per mezzo di varie attività e programmi, con il vostro aiuto morale e materiale, e soprattutto con la vostra preghiera, date un importante contributo alla promozione delle vocazioni sacerdotali nella Chiesa. Vi chiedo di continuare a svolgere questo prezioso servizio e di informare gli altri di questo vitale compito!

3. – Cari amici: nelle vostre Chiese locali, sotto la direzione dei vostri Vescovi, voi lavorate a creare un ambiente che veramente incoraggia le vocazioni. Questo ambiente può essere inteso come una parte necessaria di quella «cultura della vita» della quale ho parlato nell’Enciclica «Evangelium vitae», in quanto presuppone e comprende una essenziale dimensione supernaturale… Perché «la vita che il Figlio di Dio è venuto a dare agli esseri umani non si può ridurre alla mera esistenza nel tempo» in quanto essa ci offre «una prospettiva che va oltre il tempo» perché essa è «vita eterna» (n. 37). Certamente il sacerdozio e la promozione delle vocazioni sacerdotali sono intimamente connessi con quella vita eterna, che è «la vita di Dio stesso» (ibid., n. 38). Questa verità circa la vita ci riempie di meraviglia e gratitudine e ci svela il nostro destino che è quello «dell’amicizia con Dio nella conoscenza e nell’amore» (ibid.).

Di conseguenza, questa cultura della vita mette l’umanità in contatto con il suo Creatore e con se stessa; aiuta la gente a riscoprire il grande valore della Fede, della preghiera e della contemplazione; rende gli uomini e le donne capaci di riconoscere e sperimentare di nuovo il sublime operare dello Spirito Santo. Questa cultura rafforza la famiglia cristiana, «Chiesa domestica» che offre grandi prospettive per la nascita delle nuove vocazioni. Essa aiuta le scuole e le comunità educative in generale a comprendere in modo corretto le dimensioni umana e divina delle vocazioni.

Questa cultura ispirerà ogni fedele laico, ciascuno in accordo con la sua particolare condizione, ad inculcare in tutti – e specialmente nella gioventù – apprezzamento per la Vocazione e la missione nella Chiesa.

4. – Come è nei vostri voti e come richiede il vostro apostolato, vi do assicurazione delle mie preghiere per voi e del vostro affidamento alle cure materne di Maria, Regina degli Apostoli, che rimane per sempre il modello perfetto per coloro che vogliono essere uniti al Suo Figlio nel Suo salvifico lavoro per tutta l’umanità.

Nell’amore di Cristo Redentore, vi impartisco la mia Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri familiari ed a tutte le persone care a casa.